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A settembre vado a scuola! (..ma non sarà mica troppo presto?)

  • Marianna
  • 18 gen 2017
  • Tempo di lettura: 4 min

Prendo spunto da un consiglio chiestomi recentemente da un’amica, mamma di una bimba che compie 5 anni a gennaio: scuola primaria in anticipo o no??

Chiariamo intanto un punto, chi sono gli anticipatari??

Sono i bambini di 5 anni e mezzo, nati dal 1° gennaio al 30 aprile, che, secondo quanto stabilito dalla legge 53/2003 e successivamente formalizzato dal Decreto legislativo n. 59/2004 possono venire iscritti alla prima classe della scuola primaria.

Molti genitori devono affrontare questo interrogativo fin quasi dalla notte dei tempi e la risposta non è sempre semplice: è un bene o un male per i bimbi saltare l’ultimo anno della scuola d’infanzia e avventurarsi in anticipo alla scuola dell’obbligo?

Farò un favore a mio figlio facendogli guadagnare un anno quando sarà più grande oppure lo esporrò a una difficoltà maggiore e crescente?

L’argomento, dal mio punto di vista è decisamente spinoso, ci sono tante chiavi di lettura e punti di vista differenti che devono essere tutti tenuti in considerazione per arrivare alla conclusione migliore per il bambino.

Come professionista tendo sempre a focalizzare l’attenzione sul naturale evolversi dei tempi e delle diverse fasi evolutive del bambino, che va rispettato in ciò che è e può fare a seconda dell’età e della tappa di sviluppo in cui si trova.

Quando un genitore si trova davanti a questo interrogativo dovrebbe assolutamente tenere conto di tutta una serie di fattori, primo tra tutti il parere favorevole delle maestre che sono insieme al bambino ogni giorni e che possono valutare il suo livello di attenzione, concentrazione e maturità cognitiva.

Poi vanno tenute in considerazione le attitudini del bambino, le caratteristiche dell’istituto scelto ed il metodo didattico adottato dagli insegnanti.

È necessario comunque valutare caso per caso perché un bambino di 5 anni e mezzo può essere molto intelligente e sveglio ma magari non ha ancora quella maturità che gli permette di concentrarsi sui tempi e sui compiti richiesti a un allievo della scuola primaria.

Non sempre bisogna cercare di accelerare i tempi a tutti i costi, a volte è più giusto rispettare i reali bisogni del piccolo.

Anche il tempo che il bambino utilizza per giocare è un tempo utile e fondamentale per la sua crescita fisica, emotiva e intellettuale, per lo sviluppo della socializzazione e dell’interazione con il gruppo dei pari.

Le mamme e i papà che proprio non sanno che pesci prendere possono consultare un esperto dello sviluppo, insieme alle maestre, per capire se il bambino ha le competenze cognitive, emotive e sociali per affrontare con successo il salto dalla scuola dell’infanzia a quella primaria.

Questo in modo da far sì che il bambino sia effettivamente pronto per inserirsi positivamente nella classe evitando, così, eventuali problemi di integrazione e demotivazione.

La nostra società ha un grande difetto: preme, corre, ha fretta, ci chiede ogni giorno di essere al top, di anticipare le cose, come se si dovesse raggiungere “tutto” il prima possibile. In tutto ciò che facciamo (anche nelle relazioni sociali che instauriamo!), sembra non esserci mai abbastanza tempo neanche per rispettare le cose che invece richiederebbero un loro tempo per evolversi naturalmente.

Quando però tutta questa fretta riguarda i bambini, mi sento di dire: EHI ASPETTIAMO UN ATTIMO! Per i bambini, ogni singolo giorno e mese di crescita, conta molto più di quanto non crediamo sia a livello di sviluppo fisico che psicologico, e ogni fase ha delle tappe che devono, essere rispettate nei loro tempi. Invece, sempre di più, urge che questi nostri piccoletti sappiano: contare il primo possibile, riconoscere le letterine, saper scrivere il loro nome sempre ad età più precoci…

Quante volte sento genitori di bimbi di 3-4 anni che mi dicono “scrive benissimo i numeri e le lettere, ma non gli piace disegnare”.

E molti genitori tendono ad accelerare queste nuove acquisizioni come se fossero dei trofei da esibire in una sorta di competizione del “bambino più precoce e geniale”. Non mi stupisco più ormai quando sento le mamme confrontarsi con orgoglio e dire: “Sai, il mio già sa contare fino a 100!” (e magari ha ancora 3 anni…) e l’altra: “Il mio invece già sa dire alcune paroline in inglese!” Ecco, sono queste le “accelerazioni” di cui parlavo sopra… E io invece spingo affinché questi bambini imparino ad astrarre, a simbolizzare, ad usare l’immaginazione, che giochino, sperimentino, “facciano finta”. E anche anticipare troppo l’inserimento e l’inizio alle primarie, ha il rischio di anticipare troppo prematuramente uno sviluppo cognitivo e psicologico che richiede, invece delle tappe e delle età ben precise. A questo punto dell’articolo appare molto chiaro il mio punto di vista in linea generale, ma per chi avesse bisogno di una specificazione eccola di seguito: sono contraria agli anticipi!!!!

Ma c’è un ma.

La mia amica mi ha messo di fronte a molteplici ragioni tra cui:

  • il cambio di amici: i bambini con cui nostro figlio ha legato di più sono tutti già seienni e a settembre andranno tutti in prima.

Ok, nella vita si cambia e bisogna essere flessibili e adattarsi ai cambiamenti, ma se i suoi migliori amici sono quelli di 6 anni, presumibilmente il suo modo di giocare, rapportarsi, lavorare sarà pari al loro.

- Situazione classe all’infanzia nell’anno successivo: in una classe rimangono solo 3 o 4 “grandi”.

Magari non succede, ma può accadere che il lavoro a quel punto venga tarato su uno standard un po’ più basso a seconda delle esigenze della classe.

- Progetto continuità: come è stato affrontato nel corso dell’(ipotetico) ultimo anno e come è stato vissuto dal bambino.

Perciò se ha già partecipato ad un buon progetto di continuità e non sappiano se lo stesso, così valido, verrà riproposto nell’anno successivo…

- Classe e insegnanti della prima: ci sono situazioni favorevoli come ad esempio insegnanti che puntano molto sulle autonomie, sulle esperienze dirette, sui laboratori.

Tutto questo è assolutamente il contorno della situazione di un bambino che dimostra in partenza un adeguato livello di sviluppo e ha già consolidato tutti i pre-requisiti degli apprendimenti e deve essere ASSOLUTAMENTE valutato dopo il parere favorevole delle insegnanti della scuola di infanzia.


 
 
 

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